IL PUZZLE LIBICO
di Raphael N. Luzon
Novembre 2013
Q
uando le prime immagini delle prime dimostrazioni di piazza a Bengasi sono apparse in TV sono sobbalzato sulla sedia. In mano dei manifestanti vi erano centinaia di bandiere della vecchia Libia dei tempi del Re. Bandiere sotte le quali siamo cresciuti e che credevo di non rivedere piu`. A parte l’emozione nel rivederle, mi e` subito passato in mente un pensiero che ho condiviso con mia Moglie…Tutte queste bandiere imponevano stoffa, stampa, impianti per cucirle, colori, distribuzione capillare. Dal secondo giorno giravano migliaia di distintivi con la bandiera libica da apporre alla giacca. Le armi con cui hanno iniziato a sparare il 17 Febbraio 2011…Tutto questo “qualcuno” doveva pur fornirlo, distribuirlo…
Avevo subito capito che questo inizio di “rivoluzione” non era affatto ‘genuino’ come volevano farlo sembrare…
U
n anno dopo la ‘Rivoluzione’ sono riandato in Libia. Le due volte precedenti vi ero stato invitato personalmente da Gheddafi. Entrambi le volte mi sono incontrato con moltissime persone, intellettuali, giornalisti, ho parlato con gente per la strada ed ero (e sono) in grado di poter fare qui una breve analisi e comparare le due Libie (apparentemente) diverse.
La cosa che risalta subito e` la differenza della sensazione della sicurezza. Nelle due visite nella Libia di Gheddafi, si avvertiva un senso di sicurezza e di organi dello stato che funzionavano seppur nella maniera libica. La Libia post Gheddafi e’ terra di nessuno. Meta` degli autoveicoli girano a Tripoli e Bengasi senza targa! Ciascuna zona della citta` e` sotto l’influenza di una Katiba (milizia) che di solito appartiene ad una delle quasi 100 Kabile (tribu’) in cui oggi e` divisa la Libia.
Per passare da una zona all’altra di una citta` vanno avvertiti i “responsabili” dei quarteri che si andra` a passare per ottenerne il permesso.
Sono stato invitato da uomini di affari libici, amici cari, e alla fine di una piacevole serata ho visto mettere i loro smartphone e telefonini cellulari sofisticati dentro le calze o…le mutande! Alle mie perplessita`, mi e` stato detto che di notte la citta e` piena di ‘posti di blocco’ di milizie varie e che, con la scusa di “controlli” venivano regolarmente ‘sequestrati’ (leggi: rubati) i telefonini . Quindi dopo aver nascosto i cellulari sofisticati, ognuno ha tirato fuori vecchi cellulari anni ’90.
Una semplice lite per un parcheggio che in altri tempi sarebbe finita con un diverbio o al massimo con una scazzottatura, e` stata risolta con spari a mo` di Far West lasciando sul terreno sei morti!
D
opo aver incontrato tutta una serie di personaggi e ministri sia del regime gheddafiano e sia dei rivoltosi sono giunto a delle conclusioni basate anche su opinioni di analisti internazionali, esperti di Libia.
Era gia` diverso tempo che Seif Al Islam, il figlio e delfino di Gheddafi, si adoperava per ottenere dal padre tutta una serie di aperture e di liberta` basilari nonche` di riforme. Piu` che il padre era l’entourage di Gheddafi che ostacolava Seif nell’applicare le riforme che proponeva.
I primi di Marzo 2011 si doveva celebrare a Tripoli la “Giornata della Gioventu`”. In quella occasione Seif e i suoi collaboratori organizzarono una specie di rovesciamento di Gheddafi padre per cambiare la situazione in Libia.
Molte cancellerie europee iniziarono a tremare…dal timore che se un altro Gheddafi avesse preso il potere si sarebbero potuti aprire una serie di vasi di Pandora.
Files come il finanziamento da parte di Gheddafi della campagna elettorale di Sarkozy, o gli affari “strani” che Tony Blair faceva con la Libia, o il vero significato del baciamano di Berlusconi al “fratello leader”. Insomma, fascicoli inquietanti e scomodi.
Si sono presi, allora diversi rappresentanti dell’opposizione a Gheddafi residenti all’estero e si e` dato il via alla ‘rappresentazione’…
Diversi membri dell’opposizione iniziarono dai primi di Marzo 2011 a diffondere notizie false sulle vittime. Ogni giorno queste “vittime” aumentavano di migliaia. I portavoce libici all’estero comunicavano che dopo 2 settimane di scontri si era arrivati a 6000 morti di cui 4000 a Bengasi e il resto nelle altre citta`. In realta` i morti non superavano i 330 (fonti ONU e ONG in Libia).
Si preannunciava un massiccio attacco aereo di aerei e “decine di carri armati” per distruggere Bengasi. Tutto non vero o perlomeno esagerato.
Quando la Francia prima e la NATO poi iniziarono a bombardare, intorno a Bengasi c’erano 15 carri armati e diversi blindati.
E i pochi fedelissimi di Gheddafi a Bengasi, uccisi o fuggiti. Bengasi dai primi di Marzo era una citta` libera.
Quando visitai Bengasi dopo 42 anni di assenza, oltre al fatto di trovarla immutata, mi colpi` il fatto che a Tripoli all’inizio di ogni strada principale erano apposte gigantografie di Gheddafi nelle piu` disparate divise: da militare, da beduino, con vestiti africani o tradizionali libici accompagnati da slogan in favore della Rivoluzione verde e il suo leader.
A Bengasi non si vedeva nemmeno una foto tessera di Gheddafi. Da li` mi sono convinto che se sollevazione fosse mai avvenuta, sarebbe partita da Bengasi!
Ho assistito alla seconda tornata delle elezioni dove i fratelli mussulmani, erano arci sicuri della loro vittoria e alla fine si dovettero accontatare del 7% appena mentre il raggruppamento di Jibril, laico, raggiungeva quasi il 75%. L’andamento delle elezioni ha dato un ottimo risultato, considerando che nei 60 anni di indipendenza della Libia, erano le prime realmente democratiche.
Il problema della Libia, a differenza dell’Egitto e della Tunisia, e` che con la caduta di Gheddafi si e` smantellato l’esercito, la polizia e le forze di sicurezza facendo di ogni erba un fascio. Questo ha permesso alle varie kabile di organizzarsi in milizia e fare il bello ed il cattivo tempo.
Nonostanti questi risultati, alcune milizie si impossessarono de facto del potere con la violenza e creando, di fatto, uno stato nello stato. Per ora ogni tentaivo di smantellare le milizie e` stato un fallimento.
Non solo, ma nell’inesistenza di Esercito e Polizia, anche il neo-eletto governo dovette per forza appoggiarsi alle milizie per ripristinare un minimo d’ordine.
Popolazione da sempre neglette, come gli abitanti berberi del Jebel Nafusa, Yefren, Zentan, Bani Walid si sono trovati al centro del palcoscenico e non hanno nessuna intenzione di abbandonare questo “status” per ritornare nel dimenticatoio.
Misurata di fatto e` uno stato nello stato, un enclave che somiglia sempre piu` a una specie di Montecarlo o S. Marino. Con il proprio porto ed aeroporto, la propria milizia che controlla le “frontiere” di Misurata. Milizie che si sentono cosi` forti da permettersi di compiere spedizioni punitive a Tripoli e in altre citta, rapendo giornalisti ed oppositori…non ultimo addirittura il Primo Ministro in carica, Zeidan, rilasciato dopo alcune ore!
Sono emerse figure di leader religiosi come Sidky Al Gharyani o Al Sallabi che si posizionano all’opposto del governo legittimo.
Si litiga e si discute su ogni minima legge o azione da compiere.
L’ONU ha iniziato a denunciare e parlare dei circa 5.000 prigionieri nelle carceri delle Milizie e di torture inflitte noche` gravi violazioni dei diritti umani. Sono avvenuti dei veri e propri pogrom contro africani di pelle nera in Al Beida, Derna, Misurata e sopprattutto Tawargha prevalentemente abitata da neri, che sembra sia stata di fatto cancellata dai propri abitanti e fisicamente. Questi pogrom sono stati giustificati dal fatto che Gheddafi usava e pagava mercenari africani per deprimere la sua gente.
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i fatto, Francia, Gran Bretagna e ONU assieme agli USAe Italia piu` defilati, non possono o non riescono ad ammettere il loro errore nell’essersi imbarcati in questa guerra libica causando e creando una situazione ben piu` grave di quelle antecedente, con Gheddafi. Un Gheddafi che, tra l’altro, aveva negli ultimi 3 anni rinunciato alle armi di distruzioni di massa, aperto all’occidente, mostrando una serie di aperture alle minoranze del Paese come i Berberi (Amazihh) e agli Ebrei di Libia.
Visitando la Libia e parlando con molti libici, assieme alla troupe televisiva che mi ha accompagnato, siamo stati testimoni delle atrocita` compiute da Gheddafi verso la sua gente nell’arco di 32 anni di dittatura. Cose inenarrabili!
Un sanguinario del genere andava fermato con ogni mezzo. Ma lo sbaglio e` stato che una volta liberata la Libia, le grandi potenze avrebbero dovuto rimanere sul territorio e dare il massimo supporto alla ricostruzione degli organi di Polizia, Esercito, forze di sicurezza ed Intelligence nonche` ricreare quella nomenklatura per permettere di gestire il Paese. E solo dopo un paio di anni si sarebbero potuti ritirare, permettendo ai libici di indire libere elezioni che sarebbero avvenute in un clima di sicurezza e con organi di sicurezza e di polizia che avrebbero garantito il loro legale svolgimento.
Ma forse a qualcuno e` preferibile la Libia cosi’ com`e’…??
Raffaelino Luzon